La guida delle migliori chiese a Roma

Silvia
La guida delle migliori chiese a Roma

LE MERAVIGLIOSE CHIESE ROMANE - luogo di culto e storia

se avete del tempo in più tra il vostro tour e i vostri musei, vi lascio una lista delle meraviglie chiese storiche di Roma, luogo di culto e pellegrinaggio mondiale.
La Basilica Santa Maria degli Angeli si trova a poca distanza dalla stazione Termini, nel cuore di Roma ed è una delle più conosciute della città. La sua caratteristica principale è quella di essere stata costruita all’interno delle Terme di Diocleziano e precisamente nell’aula del Frigidarium La struttura venne risistemata nel 1562 da Michelangelo Buonarroti su disposizione di papa Pio IV. Il primo atto che decretò la nascita della Basilica Santa Maria degli Angeli fu la bolla di papa Pio IV del 27 luglio 1561 con il quale decretò che il luogo di culto si chiamasse “Beatissimae Virgini et omnium Angelorum et Martyrum”. Suggestivo l’interno della basilica a partire dal vestibolo circolare, un ambiente di transito a pianta circolare con soffitto a cupola. Un tempo qui sorgeva con molta probabilità il Ninfeo delle Terme di Diocleziano. Qui sono presenti 4 edicole inserite da Michelangelo Buonarroti, all’interno delle quali sono custoditi altrettanti monumenti funebri in onore di Carlo Maratta, Cardinale Francesco Alciati, Cardinale Pier Paolo Carisio e Salvator Rosa. Nello stesso vestibolo troviamo altri tesori artistici come la Cappella del Crocefisso realizzata nel 1575 e la Cappella della Maddalena e Battistero edificata da Consalvo Alvaro di Giovanni nel 1579. Da qui si passa attraverso un piccolo ambiente modificato dal Vanvitelli dove possiamo ammirare un dipinto ovale di Francesco Trevisani raffigurante la cacciata dal paradiso terrestre, una statua raffigurante un angelo che sorregge un’acquasantiera, una statua di San Bruno, la Cappella di San Brunone e la Cappella di San Pietro. La visita alla Basilica Santa Maria degli Angeli e Martiri propone altre magnifiche sorprese come la cupola in vetro chiamata “Luce e Tempo”. La cupola in passato serviva a far confluire l’acqua piovana dentro la sottostante piscina. Poi la trasformazione in basilica imponeva la sua chiusura con la vetrata. Solo dopo varie ristrutturazioni e modifiche venne installata la vetrata dell’artista italo americano Narcissus Quagliata; ha un diametro di circa due metri suddivisa in otto spicchi composti da ventiquattro lastre di vetro multicolore.Continuando la visita nella Basilica Santa Maria degli Angeli ci avviamo alla scoperta del transetto dove un tempo vi era il frigidarium delle Terme di Diocleziano. In seguito subì varie ristrutturazioni da Michelangelo, da Jacopo Del Duca e da Vanvitelli. Il transetto custodisce pregevoli gioielli artistici a iniziare dalla Crocifissione di San Pietro. Il Primo quadro raffigurante “La caduta di Simon Mago”; Predica di San Girolamo, ultima opera di Gerolamo Muziano; L’Immacolata, di Pietro Bianchi; la Resurrezione di Santa Tabita. Secondo quadro raffigurante “La caduta di Simon Mago” e infine la messa di San Basilio. Di grande interesse è la Cappella del Beato Niccolò Albergati posta sul lato destro del transetto e venne realizzata da Clemente Orlandi nel 1746. Al centro della volta è rappresentato lo Spirito Santo tra i cherubini e nelle vele dei dipinti sono rappresentati dei dottori della chiesa. Immancabile durante la visita alla basilica è la Cappella di San Bruno dove sono presenti un altare dipinto illusoriamente con quattro colonne, un coro con le finte architetture delle pareti e il magnifico organo a canne. Il Presbiterio e il Coro Il percorso di visita prevede di attraversare un passaggio che ci introduce al presbiterio progettato da Clemente Orlandi. Il coro invece è stato progettato dal Vanvitelli che curò anche la decorazione di tutto l’insieme presbiterale. Il presbiterio e riccamente decorato con vari dipinti a partire da quelli vicino l’altare realizzate da Innocenzo Orlandi del 1866. Si tratta dell’Angelo con l’Aquila e la Cattedra. Infine altre pregevoli opere conservate nel presbiterio sono la Presentazione di Maria al tempio di Giovanni Francesco Romanelli, il Martirio di San Sebastiano opera di Domenichino e la Madonna in trono fra i sette angeli. L’Abside e la Cappella Cybio L’abside della Basilica Santa Maria degli Angeli si presenta di forma pentagonale con tonalità rosse, in cui troviamo due porte sovrastate dai busti di San Carlo Borromeo e di Pio IV. Al centro, entro una gloria di angeli e cherubini scolpita da Bernardino Ludovisi, vi è il quadro con la “Madonna degli Angeli”. che Antonio Duca fece realizzare a Venezia nel 1543. La Madonna è raffigurata nell’atto di allattare Gesù e perciò chiamata Madonna del latte. Per completare la visita alla basilica possiamo dare uno sguardo alle opere artistiche del Battesimo di Gesù di Carlo Maratta e la Morte di Anania e Safira opera del Pomarancio del 1604. L’ultimo ambiente presente nell’abside è la Cappella Cybo fatta costruire dal cardinale Camillo Cybo nel 1742,. Il Cardinale la volle per custodire le reliquie inerenti alla storia della costruzione delle terme, a queste aggiunse le reliquie di dottori della chiesa: Girolamo, Ambrogio, Agostino e Gregorio.
70 người dân địa phương đề xuất
Santa Maria degli Angeli e dei Martiri
Piazza della Repubblica
70 người dân địa phương đề xuất
La Basilica Santa Maria degli Angeli si trova a poca distanza dalla stazione Termini, nel cuore di Roma ed è una delle più conosciute della città. La sua caratteristica principale è quella di essere stata costruita all’interno delle Terme di Diocleziano e precisamente nell’aula del Frigidarium La struttura venne risistemata nel 1562 da Michelangelo Buonarroti su disposizione di papa Pio IV. Il primo atto che decretò la nascita della Basilica Santa Maria degli Angeli fu la bolla di papa Pio IV del 27 luglio 1561 con il quale decretò che il luogo di culto si chiamasse “Beatissimae Virgini et omnium Angelorum et Martyrum”. Suggestivo l’interno della basilica a partire dal vestibolo circolare, un ambiente di transito a pianta circolare con soffitto a cupola. Un tempo qui sorgeva con molta probabilità il Ninfeo delle Terme di Diocleziano. Qui sono presenti 4 edicole inserite da Michelangelo Buonarroti, all’interno delle quali sono custoditi altrettanti monumenti funebri in onore di Carlo Maratta, Cardinale Francesco Alciati, Cardinale Pier Paolo Carisio e Salvator Rosa. Nello stesso vestibolo troviamo altri tesori artistici come la Cappella del Crocefisso realizzata nel 1575 e la Cappella della Maddalena e Battistero edificata da Consalvo Alvaro di Giovanni nel 1579. Da qui si passa attraverso un piccolo ambiente modificato dal Vanvitelli dove possiamo ammirare un dipinto ovale di Francesco Trevisani raffigurante la cacciata dal paradiso terrestre, una statua raffigurante un angelo che sorregge un’acquasantiera, una statua di San Bruno, la Cappella di San Brunone e la Cappella di San Pietro. La visita alla Basilica Santa Maria degli Angeli e Martiri propone altre magnifiche sorprese come la cupola in vetro chiamata “Luce e Tempo”. La cupola in passato serviva a far confluire l’acqua piovana dentro la sottostante piscina. Poi la trasformazione in basilica imponeva la sua chiusura con la vetrata. Solo dopo varie ristrutturazioni e modifiche venne installata la vetrata dell’artista italo americano Narcissus Quagliata; ha un diametro di circa due metri suddivisa in otto spicchi composti da ventiquattro lastre di vetro multicolore.Continuando la visita nella Basilica Santa Maria degli Angeli ci avviamo alla scoperta del transetto dove un tempo vi era il frigidarium delle Terme di Diocleziano. In seguito subì varie ristrutturazioni da Michelangelo, da Jacopo Del Duca e da Vanvitelli. Il transetto custodisce pregevoli gioielli artistici a iniziare dalla Crocifissione di San Pietro. Il Primo quadro raffigurante “La caduta di Simon Mago”; Predica di San Girolamo, ultima opera di Gerolamo Muziano; L’Immacolata, di Pietro Bianchi; la Resurrezione di Santa Tabita. Secondo quadro raffigurante “La caduta di Simon Mago” e infine la messa di San Basilio. Di grande interesse è la Cappella del Beato Niccolò Albergati posta sul lato destro del transetto e venne realizzata da Clemente Orlandi nel 1746. Al centro della volta è rappresentato lo Spirito Santo tra i cherubini e nelle vele dei dipinti sono rappresentati dei dottori della chiesa. Immancabile durante la visita alla basilica è la Cappella di San Bruno dove sono presenti un altare dipinto illusoriamente con quattro colonne, un coro con le finte architetture delle pareti e il magnifico organo a canne. Il Presbiterio e il Coro Il percorso di visita prevede di attraversare un passaggio che ci introduce al presbiterio progettato da Clemente Orlandi. Il coro invece è stato progettato dal Vanvitelli che curò anche la decorazione di tutto l’insieme presbiterale. Il presbiterio e riccamente decorato con vari dipinti a partire da quelli vicino l’altare realizzate da Innocenzo Orlandi del 1866. Si tratta dell’Angelo con l’Aquila e la Cattedra. Infine altre pregevoli opere conservate nel presbiterio sono la Presentazione di Maria al tempio di Giovanni Francesco Romanelli, il Martirio di San Sebastiano opera di Domenichino e la Madonna in trono fra i sette angeli. L’Abside e la Cappella Cybio L’abside della Basilica Santa Maria degli Angeli si presenta di forma pentagonale con tonalità rosse, in cui troviamo due porte sovrastate dai busti di San Carlo Borromeo e di Pio IV. Al centro, entro una gloria di angeli e cherubini scolpita da Bernardino Ludovisi, vi è il quadro con la “Madonna degli Angeli”. che Antonio Duca fece realizzare a Venezia nel 1543. La Madonna è raffigurata nell’atto di allattare Gesù e perciò chiamata Madonna del latte. Per completare la visita alla basilica possiamo dare uno sguardo alle opere artistiche del Battesimo di Gesù di Carlo Maratta e la Morte di Anania e Safira opera del Pomarancio del 1604. L’ultimo ambiente presente nell’abside è la Cappella Cybo fatta costruire dal cardinale Camillo Cybo nel 1742,. Il Cardinale la volle per custodire le reliquie inerenti alla storia della costruzione delle terme, a queste aggiunse le reliquie di dottori della chiesa: Girolamo, Ambrogio, Agostino e Gregorio.
La Basilica di San Pietro, con la splendida e imponente cupola che svetta sopra i tetti di Roma, è il cuore della cristianità. Rappresenta uno dei luoghi più visitati della città eterna sia per le bellezze artistiche che custodisce, sia come sede delle principali manifestazioni del culto cattolico. Nella sua imponente piazza si celebrano infatti le affollate messe natalizie a quelle pasquali, i riti della Settimana Santa, la proclamazione dei papi e i funerali di quelli defunti, l'apertura e chiusura dei giubilei e la canonizzazioni dei Santi. Perciò, per chi arriva a Roma, la visita non è mai conclusa se non si coglie l'opportunità di ammirare la Basilica, la piazza e il colonnato che l'abbraccia. Meta dei pellegrini provenienti da ogni angolo della terra, ritrovo di fedeli, artisti e studiosi, la Basilica è conosciuta in tutto il mondo. È la più grande delle basiliche papali di Roma ed è tra le più grandi chiese mai costruite. Esterni La splendida basilica, costruita tra il 1506 - sotto papa Giulio II - e il 1626 - durante il pontificato di papa Urbano VIII - domina piazza San Pietro. La piazza, i cui lavori terminarono solo nel 1667, è opera del Bernini. È infatti nel XVII secolo che il grande architetto realizzò gli imponenti colonnati laterali, composti da ben 284 colonne di ordine dorico e sormontati da 140 statue di santi alte più di tre metri e da sei grandi stemmi di Alessandro VII Chigi. Grazie alla genialità del Bernini, il colonnato di Piazza san Pietro offre un magnifico colpo d'occhio: posizionandosi, infatti, sui dischi di porfido presenti sulla piazza si vedono tutte le colonne allineate perfettamente l’una dietro l’altra come se, per magia, si fossero mosse. Salendo la scala di accesso, ristrutturata dal Bernini e composta da tre ripiani, si accede al portico, con cinque cancelli disposti lungo i suoi 71 metri di lunghezza. Ad ognuno di essi corrisponde uno dei portali di ingresso della Basilica. Il portico e la facciata furono realizzati da Carlo Maderno. Interni Entrando nella Basilica si rimane immediatamente colpiti dalla magnificenza e dalla ricchezza artistica degli interni, tipica delle chiese barocche. È forte la suggestione che questo luogo sacro infonde. Uno spazio immenso di cui si percepisce immediatamente la reale grandiosità, diviso in tre navate da robusti pilastri su cui si aprono grandi archi a tutto sesto, alti più di 20 metri e larghi 13. Dietro il monumentale Baldacchino di San Pietro, si incontra l'abside con la maestosa composizione barocca del Bernini che conserva, come se fosse una reliquia, l'imponente Cattedra di San Pietro, ovvero il trono ligneo, che secondo la leggenda medioevale sarebbe appartenuto a San Pietro apostolo in quanto primo vescovo di Roma e papa. Negli altari e nelle cappelle delle navate laterali sono ospitati diversi capolavori di grandissimo valore storico e artistico, come le opere di Gian Lorenzo Bernini e altri capolavori duecenteschi, come la statua bronzea di San Pietro, con il piede liso dalle carezze dei fedeli, attribuita ad Arnolfo di Cambio. Sublime poi, nella navata destra, la famosa Pietà di Michelangelo, gruppo marmoreo di grande espressività che l’artista completò all’età di 23 anni. Simbolo di San Pietro e della stessa città di Roma è la cupola maggiore, un’imponente opera progetta da Michelangelo e conclusa, a causa della sua morte, da Domenico Fontana e Giacomo Della Porta. Sotto il pavimento della basilica, infine, si trovano le Grotte Vaticane, in cui sono custodite la Tomba di Pietro e le sepolture di altri pontefici tra cui quella di Giovanni Paolo II. Curiosità e misure La basilica di San Pietro esternamente è lunga ben 218 metri e alta fino alla cupola 133,30 metri, la superficie totale è di circa 23.000 mq. La facciata è larga quasi 115 metri e alta 45. La piazza ha un diametro di 240 metri e l’obelisco posto al centro è alto più di 25 metri. Nelle navate sono presenti 45 altari e 11 cappelle. La Statua di San Pietro ha due copie, una si trova nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, e una nella chiesa del Santissimo Nome di Gesù a Gerusalemme.
283 người dân địa phương đề xuất
San Pietro in Vincoli
4/a Piazza di San Pietro in Vincoli
283 người dân địa phương đề xuất
La Basilica di San Pietro, con la splendida e imponente cupola che svetta sopra i tetti di Roma, è il cuore della cristianità. Rappresenta uno dei luoghi più visitati della città eterna sia per le bellezze artistiche che custodisce, sia come sede delle principali manifestazioni del culto cattolico. Nella sua imponente piazza si celebrano infatti le affollate messe natalizie a quelle pasquali, i riti della Settimana Santa, la proclamazione dei papi e i funerali di quelli defunti, l'apertura e chiusura dei giubilei e la canonizzazioni dei Santi. Perciò, per chi arriva a Roma, la visita non è mai conclusa se non si coglie l'opportunità di ammirare la Basilica, la piazza e il colonnato che l'abbraccia. Meta dei pellegrini provenienti da ogni angolo della terra, ritrovo di fedeli, artisti e studiosi, la Basilica è conosciuta in tutto il mondo. È la più grande delle basiliche papali di Roma ed è tra le più grandi chiese mai costruite. Esterni La splendida basilica, costruita tra il 1506 - sotto papa Giulio II - e il 1626 - durante il pontificato di papa Urbano VIII - domina piazza San Pietro. La piazza, i cui lavori terminarono solo nel 1667, è opera del Bernini. È infatti nel XVII secolo che il grande architetto realizzò gli imponenti colonnati laterali, composti da ben 284 colonne di ordine dorico e sormontati da 140 statue di santi alte più di tre metri e da sei grandi stemmi di Alessandro VII Chigi. Grazie alla genialità del Bernini, il colonnato di Piazza san Pietro offre un magnifico colpo d'occhio: posizionandosi, infatti, sui dischi di porfido presenti sulla piazza si vedono tutte le colonne allineate perfettamente l’una dietro l’altra come se, per magia, si fossero mosse. Salendo la scala di accesso, ristrutturata dal Bernini e composta da tre ripiani, si accede al portico, con cinque cancelli disposti lungo i suoi 71 metri di lunghezza. Ad ognuno di essi corrisponde uno dei portali di ingresso della Basilica. Il portico e la facciata furono realizzati da Carlo Maderno. Interni Entrando nella Basilica si rimane immediatamente colpiti dalla magnificenza e dalla ricchezza artistica degli interni, tipica delle chiese barocche. È forte la suggestione che questo luogo sacro infonde. Uno spazio immenso di cui si percepisce immediatamente la reale grandiosità, diviso in tre navate da robusti pilastri su cui si aprono grandi archi a tutto sesto, alti più di 20 metri e larghi 13. Dietro il monumentale Baldacchino di San Pietro, si incontra l'abside con la maestosa composizione barocca del Bernini che conserva, come se fosse una reliquia, l'imponente Cattedra di San Pietro, ovvero il trono ligneo, che secondo la leggenda medioevale sarebbe appartenuto a San Pietro apostolo in quanto primo vescovo di Roma e papa. Negli altari e nelle cappelle delle navate laterali sono ospitati diversi capolavori di grandissimo valore storico e artistico, come le opere di Gian Lorenzo Bernini e altri capolavori duecenteschi, come la statua bronzea di San Pietro, con il piede liso dalle carezze dei fedeli, attribuita ad Arnolfo di Cambio. Sublime poi, nella navata destra, la famosa Pietà di Michelangelo, gruppo marmoreo di grande espressività che l’artista completò all’età di 23 anni. Simbolo di San Pietro e della stessa città di Roma è la cupola maggiore, un’imponente opera progetta da Michelangelo e conclusa, a causa della sua morte, da Domenico Fontana e Giacomo Della Porta. Sotto il pavimento della basilica, infine, si trovano le Grotte Vaticane, in cui sono custodite la Tomba di Pietro e le sepolture di altri pontefici tra cui quella di Giovanni Paolo II. Curiosità e misure La basilica di San Pietro esternamente è lunga ben 218 metri e alta fino alla cupola 133,30 metri, la superficie totale è di circa 23.000 mq. La facciata è larga quasi 115 metri e alta 45. La piazza ha un diametro di 240 metri e l’obelisco posto al centro è alto più di 25 metri. Nelle navate sono presenti 45 altari e 11 cappelle. La Statua di San Pietro ha due copie, una si trova nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, e una nella chiesa del Santissimo Nome di Gesù a Gerusalemme.
La basilica di San Giovanni in Laterano o cattedrale di Roma, nome completo Arcibasilica papale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano[6] (in latino Archibasilica Sanctissimi Salvatoris et Sanctorum Ioannis Baptistae et Ioannis Evangelistae in Laterano) è la cattedrale della diocesi di Roma, attualmente retta da papa Francesco tramite il cardinale arciprete Angelo De Donatis. È la prima delle quattro basiliche papali maggiori e la più antica e importante basilica d'Occidente[7]. Sita sul colle del Celio, la basilica è la rappresentazione materiale della Santa Sede, che ha qui la sua residenza. Al suo interno vi è infatti la Cattedra di San Pietro, ovvero il trono sul quale in teoria siede il papa in quanto monarca dello Stato della Città del Vaticano. La basilica e il vasto complesso circostante (comprendente il Palazzo Pontificio del Laterano, il Palazzo dei Canonici, il Pontificio Seminario Romano Maggiore e la Pontificia Università Lateranense) godono dei privilegi di extraterritorialità riconosciuti dalla Repubblica Italiana alla Santa Sede che pertanto ne ha la piena ed esclusiva giurisdizione.
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Basilica di San Giovanni in Laterano
4 Piazza di S. Giovanni in Laterano
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La basilica di San Giovanni in Laterano o cattedrale di Roma, nome completo Arcibasilica papale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano[6] (in latino Archibasilica Sanctissimi Salvatoris et Sanctorum Ioannis Baptistae et Ioannis Evangelistae in Laterano) è la cattedrale della diocesi di Roma, attualmente retta da papa Francesco tramite il cardinale arciprete Angelo De Donatis. È la prima delle quattro basiliche papali maggiori e la più antica e importante basilica d'Occidente[7]. Sita sul colle del Celio, la basilica è la rappresentazione materiale della Santa Sede, che ha qui la sua residenza. Al suo interno vi è infatti la Cattedra di San Pietro, ovvero il trono sul quale in teoria siede il papa in quanto monarca dello Stato della Città del Vaticano. La basilica e il vasto complesso circostante (comprendente il Palazzo Pontificio del Laterano, il Palazzo dei Canonici, il Pontificio Seminario Romano Maggiore e la Pontificia Università Lateranense) godono dei privilegi di extraterritorialità riconosciuti dalla Repubblica Italiana alla Santa Sede che pertanto ne ha la piena ed esclusiva giurisdizione.
La basilica papale di San Paolo fuori le mura è una delle quattro basiliche papali di Roma, la seconda più grande dopo quella di San Pietro in Vaticano. Sorge lungo la via Ostiense, nell'omonimo quartiere, vicino alla riva sinistra del Tevere, a circa 2 km fuori dalle mura aureliane (da cui il suo nome), uscendo dalla Porta San Paolo. Si erge sul luogo che la tradizione indica come quello della sepoltura dell'apostolo Paolo (a circa 3 km dal luogo - detto "Tre Fontane" - in cui subì il martirio e fu decapitato); la tomba del santo si trova sotto l'altare papale. Per questo, nel corso dei secoli, è stata sempre meta di pellegrinaggi; dal 1300, data del primo Anno Santo, fa parte dell'itinerario giubilare per ottenere l'indulgenza e vi si celebra il rito dell'apertura della Porta Santa. Fin dall'VIII secolo la cura della liturgia e della lampada votiva sulla tomba dell'apostolo è stata affidata ai monaci benedettini dell'annessa abbazia di San Paolo fuori le mura. L'intero complesso degli edifici gode del beneficio dell'extraterritorialità della Santa Sede, pur trovandosi nel territorio della Repubblica Italiana. La Basilica è Istituzione collegata alla Santa Sede, inclusa l'annessa abbazia. Su tutto il Complesso extraterritoriale la Santa Sede gode di piena ed esclusiva giurisdizione nonché del divieto, da parte dello Stato Italiano, di attuare espropriazioni o imporre tributi[2]. Il luogo rientra nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco dal 1980.
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Nhà thờ chính tòa Thánh Phaolô ngoài thành
1a Piazzale San Paolo
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La basilica papale di San Paolo fuori le mura è una delle quattro basiliche papali di Roma, la seconda più grande dopo quella di San Pietro in Vaticano. Sorge lungo la via Ostiense, nell'omonimo quartiere, vicino alla riva sinistra del Tevere, a circa 2 km fuori dalle mura aureliane (da cui il suo nome), uscendo dalla Porta San Paolo. Si erge sul luogo che la tradizione indica come quello della sepoltura dell'apostolo Paolo (a circa 3 km dal luogo - detto "Tre Fontane" - in cui subì il martirio e fu decapitato); la tomba del santo si trova sotto l'altare papale. Per questo, nel corso dei secoli, è stata sempre meta di pellegrinaggi; dal 1300, data del primo Anno Santo, fa parte dell'itinerario giubilare per ottenere l'indulgenza e vi si celebra il rito dell'apertura della Porta Santa. Fin dall'VIII secolo la cura della liturgia e della lampada votiva sulla tomba dell'apostolo è stata affidata ai monaci benedettini dell'annessa abbazia di San Paolo fuori le mura. L'intero complesso degli edifici gode del beneficio dell'extraterritorialità della Santa Sede, pur trovandosi nel territorio della Repubblica Italiana. La Basilica è Istituzione collegata alla Santa Sede, inclusa l'annessa abbazia. Su tutto il Complesso extraterritoriale la Santa Sede gode di piena ed esclusiva giurisdizione nonché del divieto, da parte dello Stato Italiano, di attuare espropriazioni o imporre tributi[2]. Il luogo rientra nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco dal 1980.
La basilica di San Sebastiano fuori le mura è un luogo di culto cattolico di Roma, nel quartiere Ardeatino, sulla via Appia Antica al numero 136. Ha fatto parte delle sette chiese visitate dai pellegrini in occasione del Giubileo, fino al Giubileo del 2000, quando è stata rimpiazzata dal Santuario della Madonna del Divino Amore. La chiesa fu costruita nel IV secolo con l'antico titolo dei Santi Pietro e Paolo[1], sul luogo dove erano state trasferite nel 258 le reliquie dei due apostoli per salvarle dalle persecuzioni. Ritornate in seguito nelle loro sedi originarie (in Vaticano e sulla via Ostiense), sopra le catacombe l'imperatore Costantino fece costruire, nella prima metà del IV secolo, una grande basilica, che inizialmente fu dedicata alla memoria apostolorum, e che in seguito assunse il nome attuale. La chiesa ricevette anche l'attributo ad catacumbas per la presenza delle catacombe dove sul finire del III secolo vi furono deposte anche le spoglie del martire romano San Sebastiano da cui presero il nome, sulle quali venne costruita, mentre l'attributo fuori le mura è in riferimento al fatto che la chiesa si trova al di fuori delle Mura aureliane e serviva a distinguerla dalla chiesa di San Sebastiano al Palatino. IL SEPOLCRO DI SAN SEBASTIANO MARTIRE SI TROVA A ROMA NELLA BASILICA A LUI DEDICATA IN VIA APPIA ANTICA. I L CORPO DEL SANTO È RIMASTO SEMPRE NEL SUO SEPOLCRO DENTRO LA CRIPTA, ANCHE DURANTE LE GRANDI TRASLAZIONI DEL SEC.VIII. IL CAPO FU DA LEONE IV RINCHIUSO CON ALTRE RELIQUIE NELL'ALTARE MAGGIORE DEI SS. QUATTO CORONATI, DOVE È STATO RITROVATO CON IL SUO PREZIOSO RELIQUIARIO, OPERA DI GREGORIO IV. LA GRANDE DEVOZIONE DI CUI È OGGETTO, È TESTIMONIATA DALLE MOLTE RELIQUIE E FIGURAZIONI CHE NE TROVIAMO SPARSE IN TUTTO IL MONDO.
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Basilica of St. Sebastian Outside the Walls
136 Via Appia Antica
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La basilica di San Sebastiano fuori le mura è un luogo di culto cattolico di Roma, nel quartiere Ardeatino, sulla via Appia Antica al numero 136. Ha fatto parte delle sette chiese visitate dai pellegrini in occasione del Giubileo, fino al Giubileo del 2000, quando è stata rimpiazzata dal Santuario della Madonna del Divino Amore. La chiesa fu costruita nel IV secolo con l'antico titolo dei Santi Pietro e Paolo[1], sul luogo dove erano state trasferite nel 258 le reliquie dei due apostoli per salvarle dalle persecuzioni. Ritornate in seguito nelle loro sedi originarie (in Vaticano e sulla via Ostiense), sopra le catacombe l'imperatore Costantino fece costruire, nella prima metà del IV secolo, una grande basilica, che inizialmente fu dedicata alla memoria apostolorum, e che in seguito assunse il nome attuale. La chiesa ricevette anche l'attributo ad catacumbas per la presenza delle catacombe dove sul finire del III secolo vi furono deposte anche le spoglie del martire romano San Sebastiano da cui presero il nome, sulle quali venne costruita, mentre l'attributo fuori le mura è in riferimento al fatto che la chiesa si trova al di fuori delle Mura aureliane e serviva a distinguerla dalla chiesa di San Sebastiano al Palatino. IL SEPOLCRO DI SAN SEBASTIANO MARTIRE SI TROVA A ROMA NELLA BASILICA A LUI DEDICATA IN VIA APPIA ANTICA. I L CORPO DEL SANTO È RIMASTO SEMPRE NEL SUO SEPOLCRO DENTRO LA CRIPTA, ANCHE DURANTE LE GRANDI TRASLAZIONI DEL SEC.VIII. IL CAPO FU DA LEONE IV RINCHIUSO CON ALTRE RELIQUIE NELL'ALTARE MAGGIORE DEI SS. QUATTO CORONATI, DOVE È STATO RITROVATO CON IL SUO PREZIOSO RELIQUIARIO, OPERA DI GREGORIO IV. LA GRANDE DEVOZIONE DI CUI È OGGETTO, È TESTIMONIATA DALLE MOLTE RELIQUIE E FIGURAZIONI CHE NE TROVIAMO SPARSE IN TUTTO IL MONDO.
“Pantheon” è una parola composta che deriva dal greco e indica che il tempio è dedicato al culto di tutti gli dei. Gli antichi romani, infatti, erano originariamente politeisti ovvero adoravano molte divinità ognuna delle quali veniva invocata a protezione di un determinato aspetto della vita privata e pubblica. Ad esempio Cerere era la dea protettrice della fertilità, della terra e delle nascite in generale; Nettuno, invece, era il dio delle acque. Le divinità romane erano tantissime e il tempio fu originariamente costruito da Agrippa nel 27/25 a.C. ma venne distrutto da un incendio nell’80 d.C. Fu ricostruito da Domiziano e bruciò di nuovo nel 110 d.C. e, infine, venne riedificato da Adriano. In seguito si susseguirono diversi restauri come quelli avvenuto sotto Caracalla e Settimio Severo. Il Pantheon a Roma: descrizione breve pantheon pianta descrizione breve Pianta del pantheon adrianeo Il Pantheon si trovava nell’antico Campo Marzio (attualmente rione Pigna) ed è famoso in tutto il mondo per la sua forma circolare che lo ha reso immortale, basti pensare che anche durante l’età moderna architetti di tutta Europa lo studiarono con grande attenzione. Il vano circolare, molto ampio e luminoso, è preceduto da un prònao, ovvero da una sorta di portico sorretto da sedici colonne corinzie di granito grigio e rosa. Le colonne sostengono un frontone con un’iscrizione molto famosa dedicata ad Agrippa. Le iscrizioni in latino sui monumenti sono solitamente abbreviate per esigenze di spazio ed è per questo motivo che spesso risultano un po’ difficili da comprendere. Quella del Pantheon recita: M. Agrippa L. F. Cos. Tertium fecit che va sciolto in “Marcus Agrippa Luci filius consul tertium fecit” e si può tradurre con “Lo costruì Marco Agrippa, figlio di Lucio, durante il suo terzo anno di consolato”. La cupola cassettonata raggiunge l’altezza massima di 43 metri e scarica il proprio peso grazie alle volte su otto pilastri vuoti all’interno. Ogni volta di scarico determina la formazione di una nicchia. La solidità dell’edificio è assicurata da fondamenta robuste e dall’uso di materiali sempre più leggeri man mano che si procede verso l’alto. L’illuminazione è assicurata da un’apertura detta “oculus” del diametro di ben 9 metri! La luce che penetra all’interno dell’edificio varia a seconda dell’ora del giorno illuminando di volta in volta parti diverse. La bellissima cupola era originariamente ricoperta di bronzo dorato, tuttavia l’imperatore Costante II le fece asportare per fonderle nuovamente. Nell’VIII secolo la calotta fu nuovamente ricoperta di piombo, un metallo decisamente meno pregiato e il bronzo, ricordiamo, era originariamente presente anche nel portico, tuttavia papa Urbano Barberini ordinò il suo prelievo per la realizzazione del maestoso baldacchino a San Pietro, realizzato da Bernini, uno dei maggiori esponenti del Barocco.
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Pantheon
Piazza della Rotonda
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“Pantheon” è una parola composta che deriva dal greco e indica che il tempio è dedicato al culto di tutti gli dei. Gli antichi romani, infatti, erano originariamente politeisti ovvero adoravano molte divinità ognuna delle quali veniva invocata a protezione di un determinato aspetto della vita privata e pubblica. Ad esempio Cerere era la dea protettrice della fertilità, della terra e delle nascite in generale; Nettuno, invece, era il dio delle acque. Le divinità romane erano tantissime e il tempio fu originariamente costruito da Agrippa nel 27/25 a.C. ma venne distrutto da un incendio nell’80 d.C. Fu ricostruito da Domiziano e bruciò di nuovo nel 110 d.C. e, infine, venne riedificato da Adriano. In seguito si susseguirono diversi restauri come quelli avvenuto sotto Caracalla e Settimio Severo. Il Pantheon a Roma: descrizione breve pantheon pianta descrizione breve Pianta del pantheon adrianeo Il Pantheon si trovava nell’antico Campo Marzio (attualmente rione Pigna) ed è famoso in tutto il mondo per la sua forma circolare che lo ha reso immortale, basti pensare che anche durante l’età moderna architetti di tutta Europa lo studiarono con grande attenzione. Il vano circolare, molto ampio e luminoso, è preceduto da un prònao, ovvero da una sorta di portico sorretto da sedici colonne corinzie di granito grigio e rosa. Le colonne sostengono un frontone con un’iscrizione molto famosa dedicata ad Agrippa. Le iscrizioni in latino sui monumenti sono solitamente abbreviate per esigenze di spazio ed è per questo motivo che spesso risultano un po’ difficili da comprendere. Quella del Pantheon recita: M. Agrippa L. F. Cos. Tertium fecit che va sciolto in “Marcus Agrippa Luci filius consul tertium fecit” e si può tradurre con “Lo costruì Marco Agrippa, figlio di Lucio, durante il suo terzo anno di consolato”. La cupola cassettonata raggiunge l’altezza massima di 43 metri e scarica il proprio peso grazie alle volte su otto pilastri vuoti all’interno. Ogni volta di scarico determina la formazione di una nicchia. La solidità dell’edificio è assicurata da fondamenta robuste e dall’uso di materiali sempre più leggeri man mano che si procede verso l’alto. L’illuminazione è assicurata da un’apertura detta “oculus” del diametro di ben 9 metri! La luce che penetra all’interno dell’edificio varia a seconda dell’ora del giorno illuminando di volta in volta parti diverse. La bellissima cupola era originariamente ricoperta di bronzo dorato, tuttavia l’imperatore Costante II le fece asportare per fonderle nuovamente. Nell’VIII secolo la calotta fu nuovamente ricoperta di piombo, un metallo decisamente meno pregiato e il bronzo, ricordiamo, era originariamente presente anche nel portico, tuttavia papa Urbano Barberini ordinò il suo prelievo per la realizzazione del maestoso baldacchino a San Pietro, realizzato da Bernini, uno dei maggiori esponenti del Barocco.
La basilica di Santa Sabina all'Aventino è un luogo di culto cattolico del centro storico di Roma, situato sul colle Aventino, nel territorio del Rione XII Ripa. Costruita nel V secolo sulla tomba di santa Sabina, oltre che una delle chiese paleocristiane meglio conservate in assoluto, sebbene pesantemente restaurata, è sede della curia generalizia dell'Ordine dei frati predicatori. È una delle basiliche minori di Roma e su di essa insiste l'omonimo titolo cardinalizio.
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Nhà thờ Santa Sabina
1 Piazza Pietro D'Illiria
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La basilica di Santa Sabina all'Aventino è un luogo di culto cattolico del centro storico di Roma, situato sul colle Aventino, nel territorio del Rione XII Ripa. Costruita nel V secolo sulla tomba di santa Sabina, oltre che una delle chiese paleocristiane meglio conservate in assoluto, sebbene pesantemente restaurata, è sede della curia generalizia dell'Ordine dei frati predicatori. È una delle basiliche minori di Roma e su di essa insiste l'omonimo titolo cardinalizio.
La Chiesa di Santa Maria in Trastevere fu eretta da papa Callisto I nel III secolo, proprio nel punto in cui dal terreno sgorgò dell'olio. In stile romanico, l'attuale aspetto è dovuto alla ricostruzione del XII secolo con materiale di recupero delle Terme di Caracalla
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Nhà thờ Chúa Mẹ ở Trastevere
Piazza di Santa Maria in Trastevere
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La Chiesa di Santa Maria in Trastevere fu eretta da papa Callisto I nel III secolo, proprio nel punto in cui dal terreno sgorgò dell'olio. In stile romanico, l'attuale aspetto è dovuto alla ricostruzione del XII secolo con materiale di recupero delle Terme di Caracalla
In una nicchia a destra dell'ingresso è custodita una colonna portata a Roma da Gerusalemme dal cardinale Giovanni Colonna nel 1223: la tradizione vuole che sia un frammento della colonna alla quale fu legato Gesù per essere flagellato. La "Colonna della Flagellazione" è custodita in un reliquario di bronzo dorato e risulta variamente intagliata a causa dei piccoli frammenti utilizzati come reliquia nei tempi passati; alta cm 63 per un diametro di cm 40 alla base, di cm 20 alla sommità e di cm 13 nel punto più stretto, ha una forma conica che si restringe a tre quarti per poi riallargarsi verso l'alto.
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Santa Prassede
9/a Via di Santa Prassede
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In una nicchia a destra dell'ingresso è custodita una colonna portata a Roma da Gerusalemme dal cardinale Giovanni Colonna nel 1223: la tradizione vuole che sia un frammento della colonna alla quale fu legato Gesù per essere flagellato. La "Colonna della Flagellazione" è custodita in un reliquario di bronzo dorato e risulta variamente intagliata a causa dei piccoli frammenti utilizzati come reliquia nei tempi passati; alta cm 63 per un diametro di cm 40 alla base, di cm 20 alla sommità e di cm 13 nel punto più stretto, ha una forma conica che si restringe a tre quarti per poi riallargarsi verso l'alto.
La Chiesa di San Clemente a Roma è dedicata a papa Clemente I. È stata edificata sulla direttrice che unisce il Colosseo al Laterano. Fondata nel III secolo ma poi parzialmente demolita e ricostruita sulla vecchia struttura interrata.
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Basilica of San Clemente
95 Via Labicana
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La Chiesa di San Clemente a Roma è dedicata a papa Clemente I. È stata edificata sulla direttrice che unisce il Colosseo al Laterano. Fondata nel III secolo ma poi parzialmente demolita e ricostruita sulla vecchia struttura interrata.
La Chiesa di San Vitale si trova su Via Nazionale, al di sotto del livello stradale. Ha praticamente mantenuto il suo aspetto originale del IV secolo mentre intorno la città cambiava la sua fisionomia. Il suo portico con cinque arcate con colonne è originale del V secolo.
Parish Santi Vitale and Companions, Martyrs in Fovea
194 Via Nazionale
La Chiesa di San Vitale si trova su Via Nazionale, al di sotto del livello stradale. Ha praticamente mantenuto il suo aspetto originale del IV secolo mentre intorno la città cambiava la sua fisionomia. Il suo portico con cinque arcate con colonne è originale del V secolo.
La Basilica di Santa Maria Maggiore, situata sulla sommità del colle Esquilino, è una delle quattro Basiliche Papali di Roma ed è la sola che abbia conservato le strutture paleocristiane. Una nota tradizione vuole che sia stata la Vergine ad indicare ed ispirare la costruzione della sua dimora sull'Esquilino. Apparendo in sogno al patrizio Giovanni ed al papa Liberio, chiese la costruzione di una chiesa in suo onore, in un luogo che Essa avrebbe miracolosamente indicato. La mattina del 5 agosto, il colle Esquilino apparve ammantato di neve. Il papa tracciò il perimetro della nuova chiesa e Giovanni provvide al suo finanziamento. Di questa chiesa non ci resta nulla se non un passo del Liber Pontificalis dove si afferma che papa Liberio "Fecit basilicam nomini suo iuxta Macellum Liviae". Anche i recenti scavi effettuati sotto l'attuale basilica, pur portando alla luce importanti testimonianze archeologiche come lo stupendo calendario del II-III secolo d.C. e come i resti di mura romane parzialmente visibili visitando il museo, non ci hanno restituito nulla dell'antica costruzione. Il campanile, in stile romanico rinascimentale, si staglia per 75 metri ed è il più alto di Roma. É stato costruito da Gregorio XI al suo ritorno a Roma da Avignone e ospita alla sommità cinque campane. Una di esse, "la sperduta", ripete ogni sera alle ventuno, con suono inconfondibile, un richiamo per tutti i fedeli. Entrando nel portico, a destra, è situata la statua di Filippo IV di Spagna, benefattore della Basilica. Il bozzetto dell'opera, realizzata da Girolamo Lucenti nel XIII secolo, è di Gian Lorenzo Bernini. Al centro la grande porta di bronzo realizzata da Ludovico Pogliaghi nel 1949, con episodi della vita della Vergine, i profeti, gli Evangelisti e le quattro donne che nell'Antico Testamento prefigurarono la Madonna. A sinistra la Porta Santa, benedetta da Giovanni Paolo II l'8 dicembre del 2001, portata a compimento dallo scultore Luigi Mattei e offerta alla basilica dall'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Al centro Cristo risorto, il modello è l'uomo della Sindone, che appare a Maria, rappresentata come la Salus Populi Romani. In alto a sinistra l'Annunciazione al pozzo, episodio tratto dai Vangeli apocrifi, a destra la Pentecoste. In basso nel lato sinistro, il Concilio di Efeso, che stabilì Maria quale THEOTÒKOS, a destra il Concilio Vaticano II che La volle Mater Ecclesiae. Lo stemma di Giovanni Paolo II e il suo motto sono rappresentati nella parte alta, mentre i due in basso appartengono al Cardinale Furno, che fu arciprete della Basilica, e all'Ordine del Santo Sepolcro. L'attuale basilica risale essenzialmente al V secolo d.C.. La sua costruzione è legata al Concilio di Efeso del 431 d.C. che proclamò Maria Theotòkos, Madre di Dio, e fu voluta e finanziata da Sisto III quale Vescovo di Roma. Entrando si prova una viva impressione nel vedere la sua vastità, lo splendore dei suoi marmi e la ricchezza della decorazione; l'effetto monumentale e grandioso è dovuto principalmente alla forma della struttura della basilica e all'armonia che regna nei principali elementi della sua architettura. Costruita secondo i canoni del "ritmo elegante" di Vitruvio, la basilica è divisa in tre navate da due file di preziose colonne sulle quali corre un'artistica trabeazione ora interrotta verso l'abside da due arcate realizzate per la costruzione della Cappella Sistina e Paolina. Tra i colonnati ed il soffitto, le pareti erano in origine traforate da ampie finestre delle quali se ne conservano solo metà essendo state murate le altre. Dove erano le finestre, oggi è possibile ammirare una serie di affreschi che rappresentano "Storie della vita di Maria". Al di sopra delle finestre e degli affreschi, un fregio ligneo decorato da squisiti intagli rappresentanti una serie di tori cavalcati da amorini si unisce alla cornice del soffitto. I tori sono il simbolo dei Borgia e gli stemmi di Callisto III e Alessandro VI, i due papi Borgia, spiccano al centro del soffitto. Non è ben chiaro quale fu il contributo di Callisto III alla realizzazione di quest'opera, certo è che chi la realizzò fu Alessandro VI che vi pose mano quando era ancora arciprete della Basilica: il soffitto venne disegnato da Giuliano da Sangallo e completato da suo fratello Antonio. La tradizione vuole che la doratura sia stata realizzata con il primo oro proveniente delle Americhe che Isabella e Ferdinando di Spagna offrirono ad Alessandro VI. Come uno splendido tappeto, si stende ai nostri piedi il pavimento a mosaico realizzato dai mastri marmorari Cosma e offerto ad Eugenio III nel XII secolo, da Scoto Paparoni e suo figlio Giovanni, due nobili romani. L'unicità di Santa Maria Maggiore è dovuta però agli splendidi mosaici del V secolo, voluti da Sisto III che si snodano lungo la navata centrale e sull'arco trionfale. I mosaici della navata centrale riassumono quattro cicli di Storia Sacra i cui protagonisti sono Abramo, Giacobbe, Mosè e Giosuè e nel loro insieme, vogliono testimoniare la promessa di Dio al popolo ebraico di una terra e il suo aiuto per raggiungerla. Il racconto, che non segue un ordine cronologico, inizia sulla parete sinistra presso l'arco trionfale con il sacrificio incruento di Melchisedek, re-sacerdote. In questo riquadro è evidente l'influenza iconografica romana. Melchisedek, rappresentato nella posa dell'offerente, ed Abramo, in toga senatoria, ricordano il gruppo equestre del Marco Aurelio. I pannelli successivi illustrano episodi della vita di Abramo anteriori al primo riquadro. Ciò ha fatto a lungo credere che ogni riquadro fosse fine a se stesso fino a quando, approfondendo lo studio dei mosaici, non si è capito che la decorazione fu studiata e voluta. Il pannello con Melchisedek serve a raccordare i mosaici della navata con quelli dell'arco trionfale dove viene raccontata l'infanzia di Cristo re e sacerdote. Poi inizia il racconto con Abramo, il personaggio più importante dell'Antico Testamento, colui al quale Dio promette una "nazione grande e potente"; con Giacobbe, a cui il Signore rinnova la promessa fatta ad Abramo; con Mosè che libererà il popolo dalla schiavitù in cui era nato rendendolo "popolo eletto"; con Giosuè che lo condurrà nella terra promessa. Il cammino si conclude con due pannelli, realizzati ad affresco al tempo dei restauri voluti dal Cardinal Pinelli, che rappresentano Davide che conduce l'Arca dell'Alleanza in Gerusalemme e il Tempio di Gerusalemme edificato da Salomone. È dalla stirpe di Davide che nascerà Cristo la cui infanzia è illustrata, attraverso episodi tratti dai Vangeli apocrifi, nell'arco trionfale. Nel 1995 Giovanni Hajnal realizzò una nuova vetrata nel rosone della facciata principale. In essa è raffigurata l'affermazione del Concilio Vaticano II, dove Maria, eccelsa figlia di Sion, è l'anello di congiunzione tra la Chiesa del Vecchio Testamento, rappresentata dal candelabro a sette braccia, e quella del Nuovo simboleggiata dal calice con l'Eucaristia. L'arco trionfale si compone di quattro registri: in alto da sinistra l'Annunciazione, in cui Maria è rappresentata vestita come una principessa romana, con in mano il fuso con cui tesse un velo di porpora destinato al tempio di cui era inserviente. Il racconto prosegue con l'annuncio a Giuseppe, l'adorazione dei Magi, la strage degli innocenti. In questo riquadro è da osservare la figura con il manto azzurro che dà le spalle alle altre donne: è Santa Elisabetta che fugge con S. Giovanni fra le braccia. A destra la presentazione al Tempio, la fuga in Egitto, l'incontro della Sacra Famiglia con Afrodisio, governatore della città di Sotine. Secondo un Vangelo apocrifo, quando Gesù giunge fuggiasco a Sotine, in Egitto, i 365 idoli del capitolium cadono. Afrodisio atterrito dal prodigio e memore della fine del Faraone, va con il suo esercito incontro alla Sacra Famiglia e adora il Bambino riconoscendone la divinità. L'ultimo riquadro rappresenta i Magi al cospetto di Erode. Ai piedi dell'arco le due città di Betlemme a sinistra e Gerusalemme a destra. Se Betlemme è il luogo dove Gesù nasce e dove avviene la sua prima Epifania, Gerusalemme è la città dove Egli muore e risorge (c'è un legame con il tema apocalittico della sua definitiva venuta alla fine dei tempi, evidenziato dal trono vuoto al centro dell'arco, trono affiancato da Pietro e Paolo, il primo chiamato da Cristo a diffondere la "Buona notizia" fra gli ebrei, l'altro fra i Gentili, i pagani). Tutti insieme formeranno la Chiesa di cui Pietro è guida e Sisto III suo successore. In quanto tale e come "episcopus plebi Dei" spetta a lui condurre il popolo di Dio verso la Gerusalemme celeste. Nel XIII secolo Niccolò IV, primo Papa francescano, decise di abbattere l'abside originale e di costruire l'attuale arretrandola di qualche metro, ricavando così tra essa e l'arco un transetto per il coro. La decorazione dell'abside fu eseguita dal francescano Jacopo Torriti e i lavori furono pagati dai Cardinali Giacomo e Pietro Colonna. Il mosaico di Torriti si divide in due parti distinte: nella conca absidale c'è l'Incoronazione della Vergine, nella fascia sottostante sono rappresentati i momenti più importanti della Sua vita. Al centro della conca, racchiusi in un grande cerchio, Cristo e Maria sono seduti su di un grande trono raffigurato come un divano orientale. Il Figlio sta ponendo sul capo della Madre la corona gemmata. Nel mosaico Maria non è vista solo come la Madre, ma piuttosto come la Chiesa Madre, sposa del Figlio. Ai loro piedi il sole e la luna e intorno cori di angeli adoranti a cui si aggiungono S. Pietro, S. Paolo, S. Francesco d'Assisi e il papa Niccolo IV a sinistra; Giovanni Battista, Giovanni Evangelista, Sant'Antonio e il donatore Cardinal Colonna a destra. Nel resto dell'abside una decorazione a racemi germoglia da due tronchi posti all'estrema destra e all'estrema sinistra del mosaico. Nella fascia alla base dell'abside le scene della vita della Madonna sono disposte a destra e a sinistra della "Dormitio" collocata proprio sotto l'Incoronazione. Questo modo di descrivere la morte della Vergine è tipico dell'iconografia bizantina, ma si diffuse anche in Occidente dopo le Crociate. La Vergine è sdraiata sul letto e, mentre gli angeli si preparano a togliere dallo sguardo attonito degli Apostoli il suo corpo, Cristo prende tra le braccia la sua "anima" bianca, attesa in cielo. Torriti arricchisce la scena con due piccole figure di francescani e di un laico con il berretto duecentesco. Al di sotto della "Dormitio" papa Benedetto XIV collocò la splendida "Natività di Cristo" del Mancini. Tra i pilastri ionici sotto i mosaici, sono stati collocati da Fuga i bassorilievi di Mino del Reame che rappresentano la Nascita di Gesù, il miracolo della neve e la fondazione della basilica da parte di papa Liberio, l'Assunzione di Maria e l'Adorazione dei Magi. Sempre di Fuga è il baldacchino che sovrasta l'altare centrale davanti al quale si apre la Confessione, voluta da Pio IX e realizzata da Vespignani, dove è collocato il reliquiario della Culla. Il reliquiario è in cristallo, a forma di culla, e contiene pezzi di legno che la tradizione vuole appartenere alla mangiatoia su cui fu deposto Gesù Bambino. Fu eseguito da Valadier e donato dall'ambasciatrice del Portogallo. La statua di Pio IX, il papa del dogma dell'Immacolata Concezione è opera di Ignazio Jacometti e fu collocato nell'ipogeo per volontà di Leone XIII. IL Pavimento Entrando nella Basilica si rimane ammirati dalla particolarità del pavimento a mosaico dei maestri marmorari Cosma detti “cosmateschi” (sec. XIII). Cappella Cesi Voluta dal Cardinale Paolo Emilio Cesi e dal fratello Federico fu realizzata intorno al 1560 e non se ne conosce l’autore, anche se si ritiene che sia stata progettata da Guidetto Guidetti, in collaborazione con Giacomo Della Porta. Regina Pacis La statua della Regina Pacis, voluta da Benedetto XV in ringraziamento per la fine della prima guerra mondiale, è stata realizzata da Guido Galli. Sul volto della Madonna, seduta in trono “Regina Pacis e Sovrana dell’universo”, si nota un senso di tristezza. La Cappella Sforza A fianco dell’ingresso due lapidi ricordano che la cappella fu realizzata grazie al cardinale Guido Ascanio Sforza di Santafiora, arciprete della basilica, e suo fratello, il cardinale Alessandro Sforza Cesarini, che ne curò la decorazione eseguita nel 1573. Secondo il Vasari, autore del progetto era stato Michelangelo Buonarroti, il quale ci ha lasciato due schizzi ad esso relativi, dove è ben visibile l’originale pianta con ellissi sui lati ed un vano rettangolare che accoglie l’altare. I ritratti inseriti nei monumenti funebri e la pala d’altare (1573) sono stati attribuiti a Gerolamo Siciolante da Sermoneta (1521-1580). La tavola quadrata sull’altare è del Siciolante e rappresenta l’Assunzione della Vergine la cui scansione dei piani è ben organizzata per passare senza scosse dall’ambiente terreno a quello celeste, dove la figura di Maria siede discreta in atto di preghiera. La tomba del Bernini “Nobile famiglia Bernini qui aspetta la Resurrezione”. Di lato all’altare maggiore, la semplicità della lastra tombale di uno dei più grandi artisti del ‘600. La Sacra Culla Di rimpetto all’altare dell’Ipogeo, di fronte alla statua di Pio IX e sotto il suo stemma, è accolta e custodita una celebre reliquia, comunemente denominata “Sacra Culla”. Essa si offre allo sguardo dei fedeli dalla preziosa urna ovale di cristallo e argento, realizzata dal Valadier. Il "Presepio" di Arnolfo di Cambio L'immagine sentimentale e spirituale della ricostruzione di un "Presepio" in ricordo di un venerato avvenimento, ha origini sin dal 432 quando Papa Sisto III (432/40) creò nella primitiva Basilica una "grotta della Natività" simile a Betlemme . I numerosi pellegrini che tornavano a Roma dalla Terra Santa, portarono in dono preziosi frammenti del legno della Sacra Culla (cunabulum) oggi custoditi nella dorata teca della Confessione. La Sacra Grotta di Sisto III fu molto a cuore nei secoli successivi a diversi pontefici, finché Papa Nicolò IV nel 1288 commissionò ad Arnolfo di Cambio una raffigurazione scultorea della "Natività". Molti furono i rifacimenti e cambiamenti nella basilica e quando Papa Sisto V (1585/90) volle eretta nella navata destra una grande Cappella detta del SS. Sacramento o Sistina, ordinò nel 1590 all'Architetto Domenico Fontana di trasferire ivi senza demolirla, l'antica "grotta della Natività" con i superstiti elementi scultorei di Arnolfo di Cambio. I tre Re Magi con vesti e scarpe in elegante, rude stile gotico, e S. Giuseppe, ammirano attoniti e riverenti il miracolo del Bambino in braccio alla Madonna (di P. Olivieri) scaldati dal bue e l'asinello.
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Nhà thờ Cappella Sistina di Santa Maria Maggiore
Piazza di Santa Maria Maggiore
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La Basilica di Santa Maria Maggiore, situata sulla sommità del colle Esquilino, è una delle quattro Basiliche Papali di Roma ed è la sola che abbia conservato le strutture paleocristiane. Una nota tradizione vuole che sia stata la Vergine ad indicare ed ispirare la costruzione della sua dimora sull'Esquilino. Apparendo in sogno al patrizio Giovanni ed al papa Liberio, chiese la costruzione di una chiesa in suo onore, in un luogo che Essa avrebbe miracolosamente indicato. La mattina del 5 agosto, il colle Esquilino apparve ammantato di neve. Il papa tracciò il perimetro della nuova chiesa e Giovanni provvide al suo finanziamento. Di questa chiesa non ci resta nulla se non un passo del Liber Pontificalis dove si afferma che papa Liberio "Fecit basilicam nomini suo iuxta Macellum Liviae". Anche i recenti scavi effettuati sotto l'attuale basilica, pur portando alla luce importanti testimonianze archeologiche come lo stupendo calendario del II-III secolo d.C. e come i resti di mura romane parzialmente visibili visitando il museo, non ci hanno restituito nulla dell'antica costruzione. Il campanile, in stile romanico rinascimentale, si staglia per 75 metri ed è il più alto di Roma. É stato costruito da Gregorio XI al suo ritorno a Roma da Avignone e ospita alla sommità cinque campane. Una di esse, "la sperduta", ripete ogni sera alle ventuno, con suono inconfondibile, un richiamo per tutti i fedeli. Entrando nel portico, a destra, è situata la statua di Filippo IV di Spagna, benefattore della Basilica. Il bozzetto dell'opera, realizzata da Girolamo Lucenti nel XIII secolo, è di Gian Lorenzo Bernini. Al centro la grande porta di bronzo realizzata da Ludovico Pogliaghi nel 1949, con episodi della vita della Vergine, i profeti, gli Evangelisti e le quattro donne che nell'Antico Testamento prefigurarono la Madonna. A sinistra la Porta Santa, benedetta da Giovanni Paolo II l'8 dicembre del 2001, portata a compimento dallo scultore Luigi Mattei e offerta alla basilica dall'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Al centro Cristo risorto, il modello è l'uomo della Sindone, che appare a Maria, rappresentata come la Salus Populi Romani. In alto a sinistra l'Annunciazione al pozzo, episodio tratto dai Vangeli apocrifi, a destra la Pentecoste. In basso nel lato sinistro, il Concilio di Efeso, che stabilì Maria quale THEOTÒKOS, a destra il Concilio Vaticano II che La volle Mater Ecclesiae. Lo stemma di Giovanni Paolo II e il suo motto sono rappresentati nella parte alta, mentre i due in basso appartengono al Cardinale Furno, che fu arciprete della Basilica, e all'Ordine del Santo Sepolcro. L'attuale basilica risale essenzialmente al V secolo d.C.. La sua costruzione è legata al Concilio di Efeso del 431 d.C. che proclamò Maria Theotòkos, Madre di Dio, e fu voluta e finanziata da Sisto III quale Vescovo di Roma. Entrando si prova una viva impressione nel vedere la sua vastità, lo splendore dei suoi marmi e la ricchezza della decorazione; l'effetto monumentale e grandioso è dovuto principalmente alla forma della struttura della basilica e all'armonia che regna nei principali elementi della sua architettura. Costruita secondo i canoni del "ritmo elegante" di Vitruvio, la basilica è divisa in tre navate da due file di preziose colonne sulle quali corre un'artistica trabeazione ora interrotta verso l'abside da due arcate realizzate per la costruzione della Cappella Sistina e Paolina. Tra i colonnati ed il soffitto, le pareti erano in origine traforate da ampie finestre delle quali se ne conservano solo metà essendo state murate le altre. Dove erano le finestre, oggi è possibile ammirare una serie di affreschi che rappresentano "Storie della vita di Maria". Al di sopra delle finestre e degli affreschi, un fregio ligneo decorato da squisiti intagli rappresentanti una serie di tori cavalcati da amorini si unisce alla cornice del soffitto. I tori sono il simbolo dei Borgia e gli stemmi di Callisto III e Alessandro VI, i due papi Borgia, spiccano al centro del soffitto. Non è ben chiaro quale fu il contributo di Callisto III alla realizzazione di quest'opera, certo è che chi la realizzò fu Alessandro VI che vi pose mano quando era ancora arciprete della Basilica: il soffitto venne disegnato da Giuliano da Sangallo e completato da suo fratello Antonio. La tradizione vuole che la doratura sia stata realizzata con il primo oro proveniente delle Americhe che Isabella e Ferdinando di Spagna offrirono ad Alessandro VI. Come uno splendido tappeto, si stende ai nostri piedi il pavimento a mosaico realizzato dai mastri marmorari Cosma e offerto ad Eugenio III nel XII secolo, da Scoto Paparoni e suo figlio Giovanni, due nobili romani. L'unicità di Santa Maria Maggiore è dovuta però agli splendidi mosaici del V secolo, voluti da Sisto III che si snodano lungo la navata centrale e sull'arco trionfale. I mosaici della navata centrale riassumono quattro cicli di Storia Sacra i cui protagonisti sono Abramo, Giacobbe, Mosè e Giosuè e nel loro insieme, vogliono testimoniare la promessa di Dio al popolo ebraico di una terra e il suo aiuto per raggiungerla. Il racconto, che non segue un ordine cronologico, inizia sulla parete sinistra presso l'arco trionfale con il sacrificio incruento di Melchisedek, re-sacerdote. In questo riquadro è evidente l'influenza iconografica romana. Melchisedek, rappresentato nella posa dell'offerente, ed Abramo, in toga senatoria, ricordano il gruppo equestre del Marco Aurelio. I pannelli successivi illustrano episodi della vita di Abramo anteriori al primo riquadro. Ciò ha fatto a lungo credere che ogni riquadro fosse fine a se stesso fino a quando, approfondendo lo studio dei mosaici, non si è capito che la decorazione fu studiata e voluta. Il pannello con Melchisedek serve a raccordare i mosaici della navata con quelli dell'arco trionfale dove viene raccontata l'infanzia di Cristo re e sacerdote. Poi inizia il racconto con Abramo, il personaggio più importante dell'Antico Testamento, colui al quale Dio promette una "nazione grande e potente"; con Giacobbe, a cui il Signore rinnova la promessa fatta ad Abramo; con Mosè che libererà il popolo dalla schiavitù in cui era nato rendendolo "popolo eletto"; con Giosuè che lo condurrà nella terra promessa. Il cammino si conclude con due pannelli, realizzati ad affresco al tempo dei restauri voluti dal Cardinal Pinelli, che rappresentano Davide che conduce l'Arca dell'Alleanza in Gerusalemme e il Tempio di Gerusalemme edificato da Salomone. È dalla stirpe di Davide che nascerà Cristo la cui infanzia è illustrata, attraverso episodi tratti dai Vangeli apocrifi, nell'arco trionfale. Nel 1995 Giovanni Hajnal realizzò una nuova vetrata nel rosone della facciata principale. In essa è raffigurata l'affermazione del Concilio Vaticano II, dove Maria, eccelsa figlia di Sion, è l'anello di congiunzione tra la Chiesa del Vecchio Testamento, rappresentata dal candelabro a sette braccia, e quella del Nuovo simboleggiata dal calice con l'Eucaristia. L'arco trionfale si compone di quattro registri: in alto da sinistra l'Annunciazione, in cui Maria è rappresentata vestita come una principessa romana, con in mano il fuso con cui tesse un velo di porpora destinato al tempio di cui era inserviente. Il racconto prosegue con l'annuncio a Giuseppe, l'adorazione dei Magi, la strage degli innocenti. In questo riquadro è da osservare la figura con il manto azzurro che dà le spalle alle altre donne: è Santa Elisabetta che fugge con S. Giovanni fra le braccia. A destra la presentazione al Tempio, la fuga in Egitto, l'incontro della Sacra Famiglia con Afrodisio, governatore della città di Sotine. Secondo un Vangelo apocrifo, quando Gesù giunge fuggiasco a Sotine, in Egitto, i 365 idoli del capitolium cadono. Afrodisio atterrito dal prodigio e memore della fine del Faraone, va con il suo esercito incontro alla Sacra Famiglia e adora il Bambino riconoscendone la divinità. L'ultimo riquadro rappresenta i Magi al cospetto di Erode. Ai piedi dell'arco le due città di Betlemme a sinistra e Gerusalemme a destra. Se Betlemme è il luogo dove Gesù nasce e dove avviene la sua prima Epifania, Gerusalemme è la città dove Egli muore e risorge (c'è un legame con il tema apocalittico della sua definitiva venuta alla fine dei tempi, evidenziato dal trono vuoto al centro dell'arco, trono affiancato da Pietro e Paolo, il primo chiamato da Cristo a diffondere la "Buona notizia" fra gli ebrei, l'altro fra i Gentili, i pagani). Tutti insieme formeranno la Chiesa di cui Pietro è guida e Sisto III suo successore. In quanto tale e come "episcopus plebi Dei" spetta a lui condurre il popolo di Dio verso la Gerusalemme celeste. Nel XIII secolo Niccolò IV, primo Papa francescano, decise di abbattere l'abside originale e di costruire l'attuale arretrandola di qualche metro, ricavando così tra essa e l'arco un transetto per il coro. La decorazione dell'abside fu eseguita dal francescano Jacopo Torriti e i lavori furono pagati dai Cardinali Giacomo e Pietro Colonna. Il mosaico di Torriti si divide in due parti distinte: nella conca absidale c'è l'Incoronazione della Vergine, nella fascia sottostante sono rappresentati i momenti più importanti della Sua vita. Al centro della conca, racchiusi in un grande cerchio, Cristo e Maria sono seduti su di un grande trono raffigurato come un divano orientale. Il Figlio sta ponendo sul capo della Madre la corona gemmata. Nel mosaico Maria non è vista solo come la Madre, ma piuttosto come la Chiesa Madre, sposa del Figlio. Ai loro piedi il sole e la luna e intorno cori di angeli adoranti a cui si aggiungono S. Pietro, S. Paolo, S. Francesco d'Assisi e il papa Niccolo IV a sinistra; Giovanni Battista, Giovanni Evangelista, Sant'Antonio e il donatore Cardinal Colonna a destra. Nel resto dell'abside una decorazione a racemi germoglia da due tronchi posti all'estrema destra e all'estrema sinistra del mosaico. Nella fascia alla base dell'abside le scene della vita della Madonna sono disposte a destra e a sinistra della "Dormitio" collocata proprio sotto l'Incoronazione. Questo modo di descrivere la morte della Vergine è tipico dell'iconografia bizantina, ma si diffuse anche in Occidente dopo le Crociate. La Vergine è sdraiata sul letto e, mentre gli angeli si preparano a togliere dallo sguardo attonito degli Apostoli il suo corpo, Cristo prende tra le braccia la sua "anima" bianca, attesa in cielo. Torriti arricchisce la scena con due piccole figure di francescani e di un laico con il berretto duecentesco. Al di sotto della "Dormitio" papa Benedetto XIV collocò la splendida "Natività di Cristo" del Mancini. Tra i pilastri ionici sotto i mosaici, sono stati collocati da Fuga i bassorilievi di Mino del Reame che rappresentano la Nascita di Gesù, il miracolo della neve e la fondazione della basilica da parte di papa Liberio, l'Assunzione di Maria e l'Adorazione dei Magi. Sempre di Fuga è il baldacchino che sovrasta l'altare centrale davanti al quale si apre la Confessione, voluta da Pio IX e realizzata da Vespignani, dove è collocato il reliquiario della Culla. Il reliquiario è in cristallo, a forma di culla, e contiene pezzi di legno che la tradizione vuole appartenere alla mangiatoia su cui fu deposto Gesù Bambino. Fu eseguito da Valadier e donato dall'ambasciatrice del Portogallo. La statua di Pio IX, il papa del dogma dell'Immacolata Concezione è opera di Ignazio Jacometti e fu collocato nell'ipogeo per volontà di Leone XIII. IL Pavimento Entrando nella Basilica si rimane ammirati dalla particolarità del pavimento a mosaico dei maestri marmorari Cosma detti “cosmateschi” (sec. XIII). Cappella Cesi Voluta dal Cardinale Paolo Emilio Cesi e dal fratello Federico fu realizzata intorno al 1560 e non se ne conosce l’autore, anche se si ritiene che sia stata progettata da Guidetto Guidetti, in collaborazione con Giacomo Della Porta. Regina Pacis La statua della Regina Pacis, voluta da Benedetto XV in ringraziamento per la fine della prima guerra mondiale, è stata realizzata da Guido Galli. Sul volto della Madonna, seduta in trono “Regina Pacis e Sovrana dell’universo”, si nota un senso di tristezza. La Cappella Sforza A fianco dell’ingresso due lapidi ricordano che la cappella fu realizzata grazie al cardinale Guido Ascanio Sforza di Santafiora, arciprete della basilica, e suo fratello, il cardinale Alessandro Sforza Cesarini, che ne curò la decorazione eseguita nel 1573. Secondo il Vasari, autore del progetto era stato Michelangelo Buonarroti, il quale ci ha lasciato due schizzi ad esso relativi, dove è ben visibile l’originale pianta con ellissi sui lati ed un vano rettangolare che accoglie l’altare. I ritratti inseriti nei monumenti funebri e la pala d’altare (1573) sono stati attribuiti a Gerolamo Siciolante da Sermoneta (1521-1580). La tavola quadrata sull’altare è del Siciolante e rappresenta l’Assunzione della Vergine la cui scansione dei piani è ben organizzata per passare senza scosse dall’ambiente terreno a quello celeste, dove la figura di Maria siede discreta in atto di preghiera. La tomba del Bernini “Nobile famiglia Bernini qui aspetta la Resurrezione”. Di lato all’altare maggiore, la semplicità della lastra tombale di uno dei più grandi artisti del ‘600. La Sacra Culla Di rimpetto all’altare dell’Ipogeo, di fronte alla statua di Pio IX e sotto il suo stemma, è accolta e custodita una celebre reliquia, comunemente denominata “Sacra Culla”. Essa si offre allo sguardo dei fedeli dalla preziosa urna ovale di cristallo e argento, realizzata dal Valadier. Il "Presepio" di Arnolfo di Cambio L'immagine sentimentale e spirituale della ricostruzione di un "Presepio" in ricordo di un venerato avvenimento, ha origini sin dal 432 quando Papa Sisto III (432/40) creò nella primitiva Basilica una "grotta della Natività" simile a Betlemme . I numerosi pellegrini che tornavano a Roma dalla Terra Santa, portarono in dono preziosi frammenti del legno della Sacra Culla (cunabulum) oggi custoditi nella dorata teca della Confessione. La Sacra Grotta di Sisto III fu molto a cuore nei secoli successivi a diversi pontefici, finché Papa Nicolò IV nel 1288 commissionò ad Arnolfo di Cambio una raffigurazione scultorea della "Natività". Molti furono i rifacimenti e cambiamenti nella basilica e quando Papa Sisto V (1585/90) volle eretta nella navata destra una grande Cappella detta del SS. Sacramento o Sistina, ordinò nel 1590 all'Architetto Domenico Fontana di trasferire ivi senza demolirla, l'antica "grotta della Natività" con i superstiti elementi scultorei di Arnolfo di Cambio. I tre Re Magi con vesti e scarpe in elegante, rude stile gotico, e S. Giuseppe, ammirano attoniti e riverenti il miracolo del Bambino in braccio alla Madonna (di P. Olivieri) scaldati dal bue e l'asinello.